il leit-motiv dell'attuale periodo di (faticosa) uscita dalla crisi. L'ultimo
in ordine di tempo a lanciare un allarme è stato il governatore della banca
centrale di Taiwan, Perng Fai-nan, che si è appellato agli istituti
finanziari del Paese affinché effettuino passi concreti per invertire la
pericolosa tendenza.
«Molte persone hanno segnalato come negli ultimi due mesi numerose case
siano state acquistate e rivendute nel giro di pochissimo tempo ad un prezzo
più alto», ha scritto Perng in una lettera inviata ai presidenti dei
principali gruppo finanziari dell'isola e pubblicata ieri sul sito internet
della banca centrale. «Si tratta - ha aggiunto - di speculatori, che hanno
puntato sui almeno 200 compravendite relative ad altrettanti immobili».
Denaro che arriva in modo facile e immediato, grazie soprattutto ai tassi di
interesse ai minimi storici. E che costituisce un grave pericolo per la
stabilità del sistema. Non a caso le autorità monetarie di Taiwan hanno
alzato lo scorso 24 giugno i tassi di riferimento all'1,375%, e introdotto
una serie di limitazioni nella concessione di mutui da parte delle banche.
Ma molte di queste hanno aggirato le regole facendo figurare tali prestiti
come "corporate": «Nonostante i nostri sforzi - ha ammesso il governatore -
è difficile individuare e bloccare questo tipo di comportamenti».
I prezzi degli immobili a Taipei, la capitale del Paese asiatico, sono
cresciuti del 4,8% nel primo trimestre dell'anno - riferisce l'agenzia
Bloomberg -, dopo essere già saliti del 20% nel corso del 2009. Al contempo,
il valore complessivo dei prestiti concessi (siano essi per l'acquisto, per
la costruzione o per la ristrutturazione di una casa) è arrivato a toccare
il 52% del prodotto interno lordo.
( Fonte: valori.it)
Nessun commento:
Posta un commento