Il nuovo governo Monti si appresta a chiedere la fiducia su un pacchetto di misure che contemplano anche il ritorno dell'ICI sulla prima casa, la vecchia imposta comunale sugli immobili, che fu cancellata dal governo Berlusconi nel 2008 e che dovrebbe, stando alle stime ante cancellazione, comportare un gettito garantito di almeno 3 miliardi e mezzo di euro. Sempre che i comuni non propendano, come è probabile, per rivalutare le rendite catastali.
E' molto probabile che i cittadini assisteranno al ritorno dell'Ici sotto la nuova veste dell'Imu, l'imposta municipale unica, che sarebbe dovuta entrare in vigore inizialmente nel 2014. Con questa tassa lo Stato conta di portare nelle proprie casse circa 22 miliardi di euro. Più del doppio di quanto incassava dalla vecchia (e ormai defunta) Ici.
E a premere sul mercato immobiliare, anche se in maniera indiretta, la nuova tassa sui Rifiuti e Servizi, vale a dire la Res, che dovrebbe sostituire la Tarsu e Tia e colpire anche gli affittuari. Allo studio la possibilità di incorporarla nell'Ics, ovvero l'imposta comunale sui servizi, una nuova service tax composta da Tarsu/Tia e addizionale Irpef. Si parla, in questi casi, di un gettito di oltre i 4 miliardi di euro che potrebbero diventare 9,7 in caso di rivalutazione al 15%.
E c'è già qualcuno che parla di una nuova stangata ad un mercato, quello immobiliare,che è già in ginocchio da mesi. A dirlo sono gli immobiliaristi, secondo i quali la situazione è ben peggiore di quella del 1992, quando l'imposta straordinaria immobiliare (Isi) salvò i conti pubblici con l'esborso del 20% delle nuove rendite catastali. Secondo Claudio Zanetti, presidente di Fima Confcommercio, questa volta l'aumento corrisponderà ad almeno al 53% delle rendite. E come se non bastasse a frenare chi vuol vendere casa arriva anche aggiunge Zanetti l'obbligo di indicare nella pubblicità classe e indice di prestazione energetica, cioè di possedere una certificazione (Ace) che costa, e non è dato sapere se servirà a vendere, prima o poi, l'immobile.
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